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Quale senso ha la vita, in una situazione di disuguaglianze abissali prodotte dal finanzcapitalismo, dove settanta "Epuloni" posseggono la ricchezza di tre miliardi e mezzo di poveri "Lazzari"? Quale senso ha la vita, in una situazione nella quale intere popolazioni, per la fame e per le guerre e, ancora più domani, per la crisi ecologica, sono condannate a "migrare" e a sottoporsi a sofferenze inaudite e, sempre più spesso, a morte sicura? Quale senso ha la vita quando, di fronte a questo fenomeno epocale delle "migrazioni", appare, sempre più spesso, nei comportamenti delle persone e delle comunità, l'inumano, come considerazione che l'altro uomo è nulla? Attraverso un "itinerario intorno all'uomo", concluso da un capitolo su Gesù di Nazareth, nella prima parte, sviluppato, poi, più ampiamente, nella seconda parte, il libro giunge alla conclusione che il senso più profondo della vita è indicato dal progetto rivoluzionario di Gesù di "cambiare se stessi (matànoia), per cambiare il mondo", di passare, cioè, dalla supremazia dell' "ego" e della categoria del "potere" alla supremazia del "noi" e della categoria della "condivisione".